Michele Lorenzetti
Sono nato a Frascati (Roma) nel 1971. Sono Enologo e Biologo. Dal 2004 esercito la professione di consulente in Viticoltura Biodinamica e mi occupo sia degli aspetti agronomici che di cantina. Il mio approccio è pratico e razionale: metto al centro l’esperienza diretta e la ricerca scientifica piuttosto che le speculazioni teoriche e filosofiche. Nel 2006 ho avviato la mia azienda a “Gattaia” , un ettaro di vigneto nel comune di Vicchio del Mugello, nell’Appennino Toscano, dove produco 4000 bottiglie l’anno Lavoro unicamente in Biodinamica.
Dopo la laurea in Biologia (Roma Tor Vergata, 1998) mi sono iscritto ad un corso di laurea triennale in Enologia (Viterbo, 1999-2002) e ho scoperto quanta chimica c’è nella viticoltura convenzionale: tantissima. Dal punto di vista di un biologo è sconvolgente vedere come il terreno venga normalmente visto come un supporto per far arrivare alle radici il nutrimento, elaborato altrove e immesso artificialmente. Io avevo invece imparato che il terreno è un ecosistema e che, se è sano, basta e avanza per assicurare alle piante una vita egregia. Ho iniziato dunque a cercare un metodo che mettesse al centro questa concezione del terreno e l’ho trovato nella Biodinamica. E ho incontrato Carlo Noro.
Carlo Noro è il mio maestro e gli devo tanto, anzi tantissimo, di quel che so e di come sono oggi. Lavorare in Biodinamica vuol dire apprendere metodi e tecniche ma anche sviluppare una grande sensibilità, sia professionale che umana. Carlo è un grande maestro in tutto questo e ha fatto del suo meglio per trasmettermi il più possibile: sono stato a dir poco fortunato a poter fare i miei anni di formazione sul campo nella sua azienda a Labico (Roma).
TERRE DI GIOTTO
Un esperimento vitivinicolo e di innovazione sociale: creare una rete locale di piccoli e piccolissimi viticoltori biodinamici sulle colline del Mugello.
LA RISCOPERTA DELL’ANIMA DI QUESTO TERRITORIO
Già all’epoca dei Medici il Mugello era territorio eletto per la produzione di vino. In un famoso cabreo del 1629 (Frosino Zampogni) appare la Fattoria Medicea del Cafaggiolo nella sua interezza , composta da 29 poderi. Molte erano le varietà da frutto coltivate ma niente arrivava ad eguagliare lo straordinario numero delle viti basse. In totale si contavano, solo a Cafaggiolo , 153.800 viti basse contro le 1965 viti allevate sul pioppo. Un numero eccezionale che niente a che vedere con la seguente storia che dopo l’avvento della fillosera caratterizza la realtà mezzadrile toscana.
Nel 1855, Vittorio degli Albizi enologo e originario della Borgogna eredità dal padre l’ingente patrimonio terriero tra Arno e Val di Sieve e proprio sull’Appennino incomincia le sue personali sperimentazioni
“ lasciatela per un omento apparire alla vostra mente, quale un lungo nastro che si svolga attorno agl’innumerevoli e tortuosi seni ascosi fra i gioghi dei nostri monti, limitata al di sotto fra la zona coperta dall’olivo, e al di sopra dalle macchie dei cerri o dai ridenti castagneti, e giudicate qual variato campo abbiamo di esperimenti a farsi e quanta vastità di nuovo territorio potrebbe essere conquistato per la vite!” (Vittorio degli Albizi, 1867)
In quegli “innumerevoli e tortuosi seni ascosi” Vittorio degli Albizi pianto decine di ettari di “vigneto esclusivo” sostituendo il Trebbiano con vitigni francesi “a maturità precoce” nel proposito non di imitare i vini francesi ma di produrre vini caratteristici in questo territorio che solo i “nobili” vitigni consentono … “vini di lusso veramente fini” .