Loro sono accomunati da una sola visione: “zero compromessi”.
La ricerca della qualità Moschioni passa anche attraverso due donne. Il progetto di ogni giorno è quello di un vino migliore. Sappiamo cos’è l’ironia, a volte siamo caustici e corrosivi, ma cerchiamo di guardare lontano. I preziosi riconoscimenti internazionali sono “il premio alla fatica”: la dimostrazione che “bisogna darci dentro”. Questa è prima di tutto una famiglia. Tosta e unita sì, ma con i piedi per terra”.
Sabrina e Alessia in sala degustazione
Mio padre fa quello che dice, e dice quello che pensa. Dice che la famiglia è la sua coscienza critica. Concordo. Sabrina, mia sorella Alessia e io non siamo certamente persone facili, ma perché dovremmo esserlo? C’è un dna che ci accomuna. Il dna è come questo sogno condiviso che ci spinge a dare, a darci, chi alla terra, chi alla cantina, chi alla gestione. Cerchi ogni giorno di tirare fuori il meglio di te: questa terra ci dà tanto.
SPORCARSI LE MANI
Durante la vinificazione non usiamo lieviti o enzimi impropri: soltanto indigeni. La fermentazione avviene in tini di legno da 60 quintali con follature manuali, senza controllo della temperatura. A fine fermentazione avviene lo svinamento ed ha inizio l’affinamento in barriques di rovere francese per 13 mesi. Al termine del periodo di affinamento il vino viene assemblato in botti di legno grandi e vi rimane ancora per un intero anno. Segue l’imbottigliamento senza alcuna filtrazione ed il riposo in bottiglia per ulteriori 6-8 mesi.
DARE VITA AI VINI
Dopo la vigna arriva la cantina. È qui che la visione di Michele si manifesta in tutta la sua generosità, nel rapporto col vino che sta maturando nelle botti e in bottiglia. È qui, con semplicità, che Michele compie i gesti naturali che danno sapore alla sua vita, e danno vita ai suoi vini.