Dal 1700, quando la casata dei Tronconi pietra dopo pietra lo edificò sulle pendici sud-occidentali del monte di Rocca d’Arce, Palazzo Tronconi sorveglia le colline della media valle del Liri che sinuose si stendono ai suoi piedi. Nel 1798 Ferdinando IV di Borbone vi soggiornò, così come il meno nobile Don Nicola Grossi Capitano della Guardia Urbana di Arce.
Nel 1849 diede filo da torcere a Giuseppe Garibaldi che, alla testa di quattromila uomini, dalla Repubblica Romana era di lì passato per la conquista delle Due Sicilie.
Marco Marocco, produttore di vino biodinamico, i cui filari si snodano come righe di pentagramma sulle colline arcesi, ha ridato voce al Palazzo.
Lo ha fatto con la verve che lo contraddistingue, unendo l’antica nobiltà ad uno stile contemporaneo, essenziale nelle linee e nel gusto. La cura maniacale dei particolari e la vista mozzafiato, uniti ad una cucina che affonda le radici nel territorio, accarezza l’ospite e lo coccola dolcemente.
Il fine? Inebriarlo, per sempre, di Palazzo Tronconi.